domenica 8 febbraio 2015

Dipingere l'anima, abisso interiore fra mito e simbolo, intervista a Elide Triolo

In compagnia con noi oggi vi è Elide Triolo, la nota pittrice che ha realizzato il libro ” Dipingere l’anima, abisso interiore fra mito e simbolo”, vorremo porle alcune domande inerenti al suo libro ed alla sua arte.
Di cosa tratta il suo libro?
Dipingere l’anima, abisso interiore fra mito e simbolo” è un trattato, un diario, un percorso nato da una esigenza interiore di mettere per iscritto le mie riflessioni, alla ricerca di risposte. Penso che nasca come percorso esistenziale e si sia trasformato in una ricerca, affamata di sapere, verso i mondi interiori e inconsci che si intingono di  psicologia, filosofia, religione, mitologia e vissuto onirico, per  manifestarsi direttamente nella materializzazione delle creazioni umane e cioè l’arte, la poesia, il rito. Queste manifestazioni tangibili del vissuto umano diventano la mappa di una più sensibile realtà umana, l’Anima. Quindi, la ricerca si sviluppa verso la comprensione dell’anima per poterla conoscere, e reintegrare questa nuova consapevolezza nella propria vita. Tutto è spiegato tra le pagine esoteriche che sapienti uomini ci hanno lasciato, la scienza alchemica è la metafora della trasformazione. L’arte in questo libro diventa una guida come Virgilio per Dante. Essa oltre ad essere un linguaggio è la via per la bellezza, la bellezza del vivere e dei sentimenti, quella bellezza che nasconde tra le sue più profonde opere d’arte le più pure manifestazioni dell’uomo, che nudo al suo cospetto e con coraggio si appresta a dialogare con la sua anima.
Cosa rappresenta per lei la pittura?
Alla presentazione del mio libro, uno dei relatori lesse questa mia  poesia (presente tra le pagine del saggio in questione):
“L’Arte è la pulsazione del sangue…
è fermento vivo…
è odore, è ritmica, è colore…
è magia, è mito, è rito…
…è Anima.
Note dipinte o scolpite…
Sogno e realtà…
…è il nostro essere…
che vive senza tempo,
ma che si fa specchio del tempo convenzionale.
L’Arte è vita incessante
che trasfigura ogni epoca e ogni mondo.
E’ la porta d’accesso ad un’altra dimensione!
Ora, posso affermare che la pittura per me è un linguaggio, un mezzo, l’Arte è la musa, l’anima o gli altri mondi che vedo sono i miei interlocutori, la tela diventa la pagina di un diario o una pellicola dove imprimo in nostro dialogo, diventando la mia più alta e altra espressione creativa e quindi la mia espressione di vita. Penso che la pittura, quando finalmente è compiuta si trasforma, divenendo un essere vero e proprio, intriso di quella energia vitale che può finalmente farla camminare da sola, come un figlio.
Sappiamo che la copertina del libro riporta la sua opera ” Alchimia dell’anima ” e che essa sarà esposta alla Milano ExpoArt, presso la Milano Art Gallery, per lei è una grande soddisfazione?
“Alchimia dell’Anima” già è in esposizione presso la Milano Art Gallery, è la sua prima trasferta fuori casa… certo che sono orgogliosa di ciò, ha anche avuto una notevole critica da parte della Dott.ssa E. Gollini. Anche se penso che sia solo l’inizio, nel senso che sarà esposta in altre occasioni e spero che possa prendere il volo, come il “Verbo”, il mio naturalmente, quello del mio manifesto e del mio pensiero. Penso sia un opera importante, in quanto racchiude in pochi centimetri un universo infinito che è quello della trasformazione e l’elevazione dello spirito.
Crede che sia difficile poter rendere pittura un pensiero, ci sono stati momenti in cui avrebbe voluto cancellare un intero quadro?
Penso che dopo aver acquisito la tecnica, il dizionario del linguaggio che si usa, nulla è difficile, è difficile (e questa è la sfida) essere completamente assorti, sinceri e puri, e riuscire a fondersi con il pensiero, l’emozione, in modo da fluire attraverso il corpo, il braccio e le mani… in quel momento diventa tutto una danza.
Ci sono stati momenti dove avrei voluto cancellare la tela, e sono i più difficili, ma nel momento in cui la lotta avviene e si è determinati, quel cancellare.. spazzare via ciò che non è, è il momento più focoso e liberatorio che impone la comunicazione, e in questa atmosfera, il pensiero errato trova quasi sempre le parole giuste per la nuova comunicazione, come una linea disturbata che al nuovo tentativo risulta come per magia perfetta.
Crede che la pittura sia ormai sottovalutata?
Io credo che ci sia molta confusione, ed essa è una delle dimostrazioni, in cui si trova l’uomo. Credo che non si possa determinare se essa è sottovalutata o meno, nel momento in cui la società odierna va talmente velocemente da porre i sentimenti in ultimo piano.
Nel momento in cui un quadro colpisce, comunica, riesce a catturare l’occhio, lì… se avviene la contemplazione, essa ha vinto ed ha vinto anche l’essere umano perché ha dedicato del tempo a contemplare anche se stesso.
E’ sottovalutata perché si mettono da parte tante cose. Logicamente la pittura non è tutta uguale e non si può parlare in generale. Ma dobbiamo fare una precisazione, in questo momento io ho parlato della pittura in quanto opera d’arte, ma se dobbiamo parlare di pittura in quanto tecnica, quella è un’altra cosa.La pittura, la scultura, la poesia, la foto ecc, sono delle tecniche, ognuno sceglie quella più affine al proprio temperamento. Ricordiamo che la pittura o i graffiti sono stati la prima forma espressiva dell’uomo, in quanto determinati nello scoprire che esso poteva lasciare una traccia, ciò avviene anche con i bambini, le prime forme di comprensione della loro esistenza sono gli scarabocchi e i colori. Attraverso la pittura abbiamo scoperto il mondo, se qualcuno la sottovaluta è perché sottovaluta o ignora la memoria che ci fa comprendere le nostre radici e quindi la nostra natura.
Consiglierebbe ad altri pittori come lei di realizzare un libro ove poter spiegare le proprie opere?
Non è essenziale scrivere un libro per essere un buon pittore, sono due cose distinte, è qualcosa che si sente dentro. Magari qualcun’altro suona, o cucina o si dedica alle piante… Per essere un buon pittore bisogna conoscere la tecnica della pittura e riuscire a trasformarla per diventare arte. Il mio libro non spiega le mie opere, racconta un percorso spirituale attraverso opere di ogni tempo, dalla preistoria al cinema fantasy e horror, da poesie a stralci filosofici e psicologici, che vengono anche intervallati da mie opere o mie poesie. L’arte si racconta da sola… è lei a raccontare a noi… e forse è questo che ho cercato di fare. Quindi, ritornando alla domanda, non saprei consigliare… magari in un catalogo di mostra, poi è sempre relativo, si può scrivere un’auto biografia, non saprei… penso che anche la scrittura sia un arte e quindi deve venire spontaneamente.
Nel suo libro parla anche della sua tecnica di pittura?
No, non parlo della tecnica pittorica, il libro è stato collocato nella sezione “saggio di estetica”. Forse è percepibile il fuoco che mi spinge alla creazione, questo lo può valutare il lettore.
Rivelerebbe mai qualche piccolo segreto che conserva per la creazione dei suoi quadri?
Ho insegnato, ho fatto dei corsi e ne farò altri, penso che nell’insegnare si sveli sempre qualche segreto
Credo che molti lettori saranno ora incuriositi e che cercheranno in pochissimo tempo le sue opere! Le auguriamo di avere un futuro splendido

sabato 7 febbraio 2015

“Dipingere l’Anima” di Elide Triolo: un viaggio tra le parole dell’infinito di Giuseppe La Russa, 29 Dicembre 2014

(27 dicembre 2014) – Continua ricerca, immanente e trascendente al tempo stesso, fisica e metafisica, una continua indagine della vita, sia essa quella esperibile o quella incorporea: questo si è assaporato nella giornata del 22 dicembre 2014, alla vigilia delle festività natalizie, durante la presentazione del libro di Elide Triolo, Dipingere l’anima, abisso interiore tra mito e simbolo.

La presentazione del libro attraverso le parole di Antonio Martorana, ex preside del liceo classo Garibaldi di Palermo, Tommaso Romano, Eliana Calandra e S. E. Gianfranco Romagnoli, è stato un interessante viaggio tra la letteratura, l’arte visiva, il mito, il simbolo, la filosofia, perché l’opera della giovane Elide Triolo si nutre di ogni traccia dell’operato umano in ambito artistico. Essa stessa è, ancor prima che scrittrice, compositrice di numerosi quadri, le cui stampe stagliano nel volume a completare la parte saggistica. E chiaramente non poteva mancare la musica, una musica di atmosfera medievale mediata dagli artisti Lucilla Benanti, Armando Fiore e Daniele Guttilla.
Un tragitto con e nella bellezza, un percorso di riscatto, quello di chi vuole approcciarsi alla lettura di questo suggestivo volume, un cammino da percorrere attraverso la parte più recondita del proprio intus, nella presa di coscienza che ogni uomo ha la percezione che esiste necessariamente qualcosa che va oltre, che si erge aldilà del nostro corpo, aldilà del tempo e dello spazio, di non immediatamente tangibile, ma che dialoga perennemente con noi, con la parte forse più nascosta, ma allo stesso tempo più grande.

Si è parlato di dialogo, di colloquio con il proprio io, di intesa e sintonia con il nostro profondo conditio sine qua non per quello con il mondo: per questo si parla di abisso interiore, di profondità infinite. Leggere questo libro è una presa di coscienza, significa dire di sì al Mondo, non rinunciare mai a quella scintilla chiamata Vita, ma a partire da una profonda conoscenza della nostra essenza. Così, attraverso un percorso sul concetto di anima stessa tra filosofia, mitologia e simbolismo, il lettore capisce perché e come curare il proprio soffio vitale, nutrirlo attraverso l’arte, che in questo volume viene intesa come totalità, come compendio di ogni disciplina, secondo il credo umanistico (vedi Guarino Guarini, Leonbattista Alberti) dell’uomo nutrito di un sapere che sappia attingere alle diverse discipline: l’arte come percorso terapeutico dunque, come catarsi, come religione, una religione laica, ma pur sempre un re-legarsi, un volersi legare a qualcosa, ad un mistero insondabile chiamato Mondo, ad un mistero meravigliosamente insondabile chiamato Vita.

http://www.sicilypresent.it/conversazioni/1353-dipingere-l-anima-di-elide-triolo-un-viaggio-tra-le-parole-dell-infinito.html

mercoledì 4 febbraio 2015

L’infinito in fondo all’anima. Nota sull’arte di Elide Triolo di Antonio Martorana, Dicembre 2014

"Anime in pena" di Elide Triolo
Quando un individuo, mosso dall’insopprimibile bisogno di recuperare l’identità celata nelle profondità del proprio intus, si avventura in quello che Novalis chiama “il cammino misterioso che va verso l’interno”, intuisce sicuramente quanto pericoloso debba essere il varcare la soglia che separa il conscio dall’inconscio. Sa che oltre quel limite lo attende un mondo inesplorato, reso da Goethe nella Pandora  con una terrificante metafora: << l’oscuro regno della possibilità mescolatrice di forme>> . E’ facile comprendere come l’espressione “mescolatrice di forme” si associa al caos originario, dove l’informe e l’indistinto avvolgono il tutto nelle tenebre della notte.
Grande è dunque il rischio di rimanere risucchiati in questo vortice, ma se l’individuo di cui parliamo ha fiducia nelle proprie risorse, fatte di tenacia, determinazione e purezza di sentimenti, potrà passare indenne attraverso la selva di enigmi nascosti dietro mille sagome seducenti. Ciò ricorda quanto accadde ad Ulisse, che fattosi legare all’albero della nave, passò indenne nel tratto di mare sotto l’isola del “prato fiorito”, dove gli giunse il “suono di miele” del canto delle Sirene.
Chi resiste al fall-out radioattivo degli incantamenti ultrasensoriali delle sirene partorite dal caos, le vedrà dissolvere in una nebula di spettri prismatici. Allora i suoi occhi potranno provarsi, al di là della cortina di tenebre, sulla sfolgorante Montagna Incantata della Verità e della Bellezza.
Tale è stato l’esito gratificante del “cammino misterioso” verso l’interno effettuato da Elide Triolo, un cammino che ha lasciato un segno indelebile nella sua vicenda esistenziale. Ed essa ha voluto raccontarci questa sua esperienza nel libro, per molti versi avvincente, Dipingere l’anima- abisso interiore fra mito e simbolo, (Palermo, Fondazione Thule Cultura, 2013). 
Implicitamente il libro nasce dal rifiuto di dare ascolto soltanto ai messaggi trasmessi, da quello che William Blake definisce “l’occhio corporeo e vegetativo”, per prestare maggiore attenzione ai messaggi filtrati dall’ ”occhio dello spirito” (stavolta la definizione è di Caspar David Friedrich). 
L’intento dell’Autrice è dunque quello della sua anima, superando i limiti delle concezioni empiriche e meccaniche di natura sorda agli echi provenienti dalle zone più recondite dell’ intus.
Il messaggio che ci vuole trasmettere è che solo scavando nel profondo dell’animo possiamo trovare un senso alla nostra vita. 
Sotto questo profilo quel messaggio mi ricorda quello contenuto in due opere famose : Radici di Alex Haley ed Edipo re di Sofocle. Così Haley manifesta il bisogno di partire alla ricerca delle proprie radici: << Devo scoprire chi sono. Avevo bisogno di dare un senso alla mia vita>> - sono parole che sembrano ricalcare quelle pronunciate da Edipo circa 23 secoli prima: << Devo scoprire chi sono e da dove vengo>>.
Trovo assai interessanti in proposito le considerazioni fatte sulle due esperienza parallele dallo psicanalista americano Rollo May nel suo libro Il richiamo del mito: << Consapevolmente o inconsapevolmente Haley prende alla lettera il consiglio di Nietzsche: “L’uomo privato del mito (…) deve scavare come un pazzo per cercare le proprie radici, sia pure tra le più remote antichità” (…).
Tanto per Haley puanto per Edipo conoscere il proprio passato significa trovare un’identità nel presente, e anche nel futuro>> (R. May, Il richiamo del mito, Milano, Rizzoli, 1991, p. 42).
Correlando la ricerca delle radici con quella del mito personale, May focalizza il problema da un punto di vista strettamente professionale: << Potremmo definire la psicanalisi con ricerca del proprio mito. Quanto bene viene a colui che mito riesce a trovare e integrare nella propria esistenza! Questo mito del nostro passato, questa nostra radice, è un punto di riferimento al quale possiamo guardare con fiducia. A differenza dell’ “Olandese Volante”, la mitica nave che non poteva mai rifugiarsi in un porto, noi abbiamo trovato un luogo dove ancorarci. E questo ci garantisce che un porto ci sarà per noi anche in futuro>> (pp. 43-44).
Quel luogo sicuro dove gettar l’ancora ed assaporare un meritato riposo, Elide Triolo lo trova, al termine del suo viaggio, nella mitica Thule, fuor di metafora nelle certezze dell’illimitatezza del destino ultraterreno dell’uomo, sulle quali ha avuto modo di meditare leggendo gli scritti di Tommaso Romano.
Posto che, come avverte Gianfranco Romagnoli nella sua Presentazione <<il dato di partenza da assumere come guida alla lettura e alla comprensione di questo libro è la cognizione di artista, e più specificatamente di pittrice, che connota indelebilmente la personalità dell’Autrice>>, va ricordato che la sua originale produzione figurativa si colloca in quell’immenso bacino di creatività visionaria che ebbe la sua prima espressione nelle Carceri di Piranesi, si ascrive insomma alla lunga parabola dell’iconografia dell’immaginario che annovera tra i suoi esponenti creatori del calibro di Fussli, Blake, Friedrich, Goya per arrivare ad Ensor, Rousseau, Kubin, De Chirico, Ernest, sino al Surrealismo ed ai suoi epigoni. E tale ascrivibilità  si spiega perché Elide Triolo, con le sue specifiche connotazioni morfologiche, condivide con i pittori dell’immaginario una tensione emotiva alimentata da quello che Giuliano Briganti definisce <<un opera che nasce da un luogo estremamente interiore e sorgivo della coscienza>>. Tale tensione, aggiunge il Briganti, << si abbandona in misura sempre maggiore alle suggestioni del sogno o al processo autonomo delle immaginazioni attive, della reverie, sottomettendosi all’  apporto dell’inconscio e sostituendo un tipo di rappresentazione “visionaria” all’illusionismo del verosimile e le immagini interne, nate nella mente, alle suggestioni del naturale, le ragioni della fantasia a quella della mimesi>> (G. Briganti, I pittori dell’immaginario. Arte e rivoluzione psicologica, Milano, Electa, 1996, p.13).
Ma va anche detto che Elide avrà trovato nella stessa realtà figurativa siciliana numerosi operatori del fantastico, da Antonio e Tano Brancato sino a Nicolò D’Alessandro. La sua formazione ed i suoi interessi culturali ci inducono a supporre che non sarà rimasta indifferente dinanzi al significato occultistico (alchimistico e astrologico) espresso dalla plurimillenaria identità culturale della Sicilia attraverso un “monstrum” (la triquetra) ed il pagano Saturno, il “genio” rappresentativo dell’identità culturale di Palermo. Si consideri in proposito quanto scrive Nicolò D’Alessandro: << Palermo e la Sicilia sono stati un crogiuolo  dell’esoterismo che ha avuto simbolizzazioni anche in arte. D’altra parte la Gorgone, la Triquetra e Saturno non sono soltanto siciliani ma si trovano anche in altre aree dell’Occidente, dell’Oriente e dell’America Latina: sono, cioè, cosmopolitici oltre che siculi. In ogni caso il filone fantastico e quello occultistico sono fra i fondamentali della “sostanza” culturale tanto dell’isola quanto del mondo: fondamenti della loro “realtà” profonda che - specie in Sicilia, negli ultimi due secoli sempre più - è stata emarginata e rimossa come mostruosamente “altra”, ma che, pur trasformandosi, ha mantenuto vivo, il suo senso complessivo>> (N. D’Alessandro, La situazione dell’arte in Sicilia (1940-1988), Palermo, Centro Studi Il Confronto, 1991, p. 247).
L’impostazione iconografica delle tele di Elide Triolo non indulge a particolari descrittivi, ma si sofferma, spesso con potenza rappresentativa, sul momento culminante del racconto, reso in una sospensione spazio-temporale che accentua la dimensione surreale. 
Il sapiente uso simbolico dei colori va dal monocromatismo severo dell’incisione Sei in ogni cosa (del 2003) ad una espressività segnica estremamente accesa, come il rosso sanguigno che avvolge le figure in Anime in pena (del 2002), Caronte del 2004), Getsemani (del 2008). La notevole presenza del colore rosso nella pittura di Elide Triolo mi sembra strettamente correlata all’esaltazione dell’anima. Dico questo riferendomi a quanto scrisse nel 1998, nel suo ultimo libro, Jean Guitton: << Il colore giallo è quello della luce. Ma quando voglio esaltare l’anima, metto il rosso e per lo spirito adopero il rosso più fiammeggiante. Attribuisco a ciascun colore un valore simbolico>> (J. Guitton, L’infinito in fondo al cuore. Dialoghi su Dio e sulla fede, Milano, Mondadori, 1998, p. 210).
una forte forte carica drammatica caratterizza queste tele, che, nella loro incandescente cromai, tracciano un ideale percorso dall’umano al divino, un cammino scandito dalla differenziazione volumetrica degli elementi compositivi e da un accennato antropomorfizzarsi delle forme.
Le icone mentali che l’artista trasferisce sulla tela rispondono al bisogno di rendere visibile l’invisibile e di umanizzare il trascendente.

Poiché il vero oggetto della pittura di Elide Triolo è l’anima, la ricca trama polimaterica si fa memoria sensoriale, vibrante racconto interiore, icona cromatica scaturita dalla percezione ora ovattata, ora sofferente, del proprio vissuto, che compendia la dimensione psichica del suo essere, indissolubilmente fusa con l’essere spirituale.

lunedì 2 febbraio 2015

"La pittura di Elide Triolo" di Elena Gollini


"Alchimia dell'anima", olio su tela, opera di Elide Triolo
È un surrealismo visivo quello proposto dalla pittrice Elide Triolo, che possiede un forte valore semantico e comunicativo. Ella proietta sulla tela una realtà figurata da analizzare e scandagliare attentamente, per carpire gli importanti meccanismi simbolici e metaforici sottesi, che la compongono. Nel mondo fantasioso e onirico da lei proposto gli elementi convergono in una comunione d’intenti evocativi e sfociano in rappresentazioni di grande ricercatezza e spiccata dinamica creativa. Si delinea una struttura compositiva in sinergica commistione d’insieme, all’insegna del bello e dell’armonia, nel ritmo della compostezza e dell’equilibrio. Le visioni immaginarie riecheggiano scenari ricchi di componimenti fantastici, connessi alla matrice fiabesca del sogno. Lo sguardo del fruitore viene catturato da atmosfere seduttive, che invitano a riflettere sul senso del vivere e dell’esistere, dell’essere e dell’apparire, improntate in chiave misticheggiante con un linguaggio codificato e cifrato, tutto da scoprire e interpretare. La Triolo si può annoverare come figurativa moderna, che incarna un percorso di ricerca di innovativa rivisitazione degli archetipi tradizionali.
Dalle trasfigurazioni del reale, esaltate dalle sfumature cromatiche generate dai riverberi della luce, si stagliano figure dai contorni evanescenti e sfumati, come apparizioni enigmatiche, che assumono le sembianze di misteriose presenze figurali introdotte nel ciclo della narrazione per evidenziarne particolari contenuti sostanziali e intrinsechi. Tali raffigurazioni poggiano su un impianto scenografico, che accosta i colori densi e intensi calibrandoli al meglio, per renderli “messaggeri” degli stati d’animo, che sorreggono e accompagnano l’idea e l’atto del dipingere. La costruzione contiene un delicato e soave “intimismo” ed sfocia in un’elaborazione ragionata e ponderata, in cui ogni singolo “ingranaggio” trova la sua specifica collocazione e si inserisce nel contesto strutturale per motivi precisi, di perfetto equilibrio ottico e tonale. La Triolo convoglia e veicola lo spettatore dentro una realtà personale, che sottolinea gli aspetti esistenziali avvolti da liriche atmosfere e si snoda attraverso un intreccio cromatico, che denota una personalità stilistica orientata verso la più pura e autentica espressività.
Nelle sequenze del dipinto emergono figure e soggetti protagonisti di frammenti di vita, che coinvolgono in un’indagine intima e recuperano ricordi ancestrali, pulsioni energetiche e credenze arcaiche, introducendo in un viaggio iniziatico, verso le origini più remote della civiltà, che si è tramandata nel nostro sentire quotidiano, nelle emozioni e nei moti dell’anima. All’interno del complesso e articolato rapporto tra pittura e pensiero, la pittura diventa il mezzo che permette di portare alla luce un pensiero, grazie all’uso di elementi presi dal mondo visibile. La Triolo riesce a far coincidere pensiero e immagine, senza che l’uno prevalga sull’altra e viceversa. Questa identificazione prevede uno schema progettuale della forma come fenomeno dinamico, che si fonda su una variabile fluidità metamorfica, che continua la sua evoluzione nella mente dell’osservatore, acquisendo nuove parvenze e producendo imprevedibili e sorprendenti echi interiori.

                                                                                                            Dott.ssa Elena Gollini 
Milano 2015

domenica 1 febbraio 2015

L’artista Elide Triolo espone alla collettiva "International Art Expo" alla Milano Art Galler



C’è grande attesa per l'inizio della mostra collettiva denominata "International Art Expo" che raggruppa un nutrito numero di esponenti dell'arte contemporanea in esposizione presso uno storico spazio milanese la Milano Art Gallery, in via Alessi 11, con la gestione organizzativa del manager produttore Salvo Nugnes. 
Tra gli artisti di spicco è inserita la pittrice Elide Triolo, con un'interessante produzione di profonda intensità spirituale. L'iniziativa si terrà dal 24 gennaio al 13 febbraio 2015 con inaugurazione prevista per sabato 24 gennaio alle ore 18.00, che vedrà l'intervento eccezionale del popolare maestro del fumetto Giorgio Forattini, in qualità di ospite vip.



"L'alchimia dell'anima" pittura di Elide Triolo
Pienamente consapevole della valenza etica dell'arte e del suo valore salvifico, la Triolo è autrice di una pittura anti retorica ed essenziale, ma non per questo scevra di emozioni e di sogni. Perfetta sintesi della donna di inizio millennio ci consegna una visione del mondo dominata sì dall'inquietudine, ma anche da un tratto volitivo marcato, che indica la costante possibilità di apertura verso un altrove ancora illeso, inesplorato, incontaminato. Il suo non è un percorso elitario alla ricerca di risposte “condivisibili” solo da addetti ai lavori e osservatori particolarmente acuti, ma un flusso generoso di immagini, che toccano la sfera intima di chiunque le incroci. Ed è proprio in questo l'aspetto, che coglie la cifra espressiva che caratterizza l'universo pittorico della Triolo: l'inarrestabile volontà di coinvolgere lo spettatore conducendolo attraverso un labirinto di riflessioni sulla condizione umana, la sua deriva e i possibili approdi. Non si può rimanere indifferenti dinanzi alla sofferta rappresentazione che offre di se stessa tra pensieri, gioie e dolori, giorni e notti, la salvezza si chiama forza creativa e porta spesso al di là di ogni aspettativa dettata dalla pura ragione. 

Commentandone il trasporto emozionale, che la guida è stato dichiarato "Le opere della Triolo sono un segno di consapevolezza, un esempio di dedizione, un soffio di bellezza formale e sostanziale, un invito a riflettere con lei sui grandi interrogativi, sulle perennità oltre le contingenze, a ritrovarsi senza la massificante invadenza dell'effimero. A sapere, cioè essere, piuttosto che apparire con stile, sotto il segno di simboli e miti senza tempo".