giovedì 29 gennaio 2015

"Dipingere l’anima di Elide Triolo. Originale lettura del soffio divino che scorre il corpo e seduce il cervello" di Vito Mauro, Palermo 12 Ottobre 2014


    1. Avere fra le mani e sfogliare il volume di Elide Triolo, “DIPINGERE L’ANIMA abisso interiore fra mito e simbolo” (Edizioni Fondazione Thule Cultura) per accingersi ad affrontare la lettura porta a chiedersi se è un libro d’arte, di poesia, di filosofia, di psicologia, di fantasia, di mitologia, di teologia, di antropologia, di esoterismo trascendentale, dubbi che rendono il libro intrigante e interessante e invitano ad una profonda e intensa lettura per carpirne i contenuti.
      Già l’esaltante presentazione a firma di S.E. Gianfranco Romagnoli, noto studioso del Mito, infonde riguardo e rispetto.
      Il volume inizia con un’analisi ben fatta che descrive la rinascita dell’artista stessa, provvista della propria libertà e della propria verità, che assume i contorni di un’”immagine innata”, intima, spesso “chiamata “Anima””, con l’obiettivo di mostrare “la propria bellezza, per rivedere l’Eden, l’anima del mondo”.
      Elide Triolo, artista, donna piena di tensioni e di emozioni, quasi una perfezionista, il cui lavoro, rispecchia quello che ha dentro, non avendo avuto difficoltà ad accettare i cedimenti della vita, non vincolandosi al reale.
      L’autrice parte dall’anima, che ci accompagna sin dalla gestazione, che soccorre il corpo e seduce il cervello con argomenti carichi di mistero, ma anche di mirabili epifanie di un ambito etereo, ci guida con un piacere per gli occhi, inserendo magnifiche opere d’arte e con un piacere per la mente, con tocchi leggeri di sublimi sentimenti poetici, facendo diventare la lettura lieve come l’anima.
      Libro "Dipingere l'Anima- abisso interiore fra mito e simbolo"
      di Elide Triolo, ED. Thule cultura
      Sin dalle prime pagine si coglie il legame con la vita, con la gestazione accolta “Dentro l’uovo”, grembo dell’esistenza, raggomitolata e nutrita dalla misteriosa placenta fatta di piccole gioie e di grandi dolori. La grande padronanza dello stile, il sincero uso dei simboli e la volontà di miglioramento rendono vivace la lettura.
      Da qui la singolarità di questo libro, di lettura piana e avvincente come quella di un romanzo; una trattazione di estremo rigore e nello stesso tempo profonda.
      L’artista, partendo giusto dall’anima, da quel soffio divino che secondo la Bibbia, il Creatore insufflò in Adamo, generandogli la vita, che gli antichi greci chiamavano “psiche e soma”, che Agostino, con i suoi studi, l’immette nel sacro, “desiderando ardentemente conoscere con certezza Dio e l’anima”, che con Freud e Jung diventa patologia da studiare, mentre per gli artisti ed i poeti “…prende il suo comando e crea la voce…”, tali cose ci evidenziano che senza la poesia e la filosofia, la nostra anima muore.
      La scrittrice continua la sua analisi metamorfica di lettura dell’anima attraverso i miti, i sogni, i simboli, i riti, le tradizioni, le arti magiche, le superstizioni, le religioni, le alchimie, le opere d’arte e le scritture, tutti elementi che “permettono di legare il passato al futuro essendo il rituale stesso il presente”.
      “DIPINGERE L’ANIMA abisso interiore fra mito e simbolo” è il segno di un percorso interiore non semplice, quasi un diario, che conduce a guardare le cose dalla parte della religione, ma anche della poesia e dell’arte e che spinge l’artista, animata da una scrupolosa preparazione culturale, a “conoscere l’anima” per “conoscere se stessi”, donandoci immagini letterarie, poetiche e pittoriche bellissime, che la porta a confessare: “realizzare un icona era dipingere una preghiera”.
      La lettura delle sue poesie e la visione dei suoi dipinti sono fonte di viva emozione, di spontanea partecipazione, in quest’opera che si fa leggere e penetrare, pagina dopo pagina, con crescente interesse e condivisione, merito di una scrittura attenta e consapevole, meditata e capace, dove si possono cogliere le vere essenze delle arti e, in fondo, della vita, che colpiscono fortemente e che ci trasmettono dei sentimenti a riprova che la cultura è il filo conduttore della vita.
      Termina l’operoso lavoro la ricerca del trascendente, con un viaggio nel subconscio, “verso l’isola non trovata, l’isola che non c’è”, verso la tanta declamata isola di Thule che è l’inizio dell’altra vita, quella vita e quell’anima, rappresentata dal grembo materno, presente in tante opere della Triolo.
      Analizzare questo cammino ci porta a pensare che esso non sia ancorato al bisogno di rievocare i propri dolori, ma a curare i propri sentimenti, a vivere la consapevolezza del tempo che fugge, assaporando l’amarezza per la precaria condizione umana, ma scorgendo un bagliore nel buio, la funzione terapeutica delle arti, mezzi formidabili per andare oltre la superficie delle cose e cogliere il mistero, l’essenza dello Spirito.
      E come Marcello Veneziani nel suo ultimo saggio “Anima e corpo. Viaggio nel cuore della vita” (Edizioni Mondadori), auspica che l’umanità si possa rivolgere ancora e sempre al soccorso della filosofia e della poesia, poiché la prima “elabora lo stupore di essere al mondo e di lasciarlo”, mentre la seconda “esprime ambedue”, anche la nostra autrice avverte che ciò avviene anche attraverso la pittura come metafisica.
      Avrà sicuramente i riconoscimenti che merita. 

      Vito Mauro

mercoledì 28 gennaio 2015

"DIPINGERE L’ANIMA- Abisso interiore tra mito e simbolo. ed. Thule" di Gianfranco Romagnoli, Palermo Aprile 2013

"Dipingere l'anima-abisso interiore fra mito e simbolo"
 il libro di Elide Triolo
Il dato di partenza da assumere come guida alla lettura e alla comprensione di questo libro è la condizione di artista, e più specificamente di pittrice, che connota indelebilmente la personalità dell’Autrice, Elide Triolo.
   Avvezza ad esprimersi mediante l’immagine pittorica, ad un certo momento del suo percorso umano, marcato dall’alternarsi di momenti alti di esaltazione e di forti crisi interiori (come è proprio di chi ha in se stesso il misterioso fuoco dell’arte e la sensibilità che ne è, al tempo stesso, madre e figlia), ha deciso di dover ricercare le radici della sua ispirazione avendo di mira, con ciò stesso, il fine di ritrovare la sua identità, ossia, come ella stessa si esprime dicendo di sè, con espressione che ricorre nel titolo del libro, di «dipingere la mia anima».
   La comprensione dei criteri che l’hanno spinta e guidata in questa vasta ed impegnativa ricerca va dunque ricondotta alla figura di Elide Triolo pittrice, e più specificamente, alla sua vocazione a riprodurre su tela immagini oniriche ed altamente simboliche, che promanano dalla profondità del suo essere, in una parola dall’anima. Ed è infatti proprio l’anima, nei suoi abissi più profondi e ignoti, la prima protagonista di questa indagine, dura, tenace, approfondita, condotta negli anni mediante molte letture attinenti alle più diverse discipline: una ricerca che si configura come viaggio (significativo in tal senso il riferimento, nell’ultimo capitolo dell’opera di lei, alla Comedia di Dante) nel quale ripercorre, facendone diretta esperienza, le varie fasi del viaggio dell’eroe configurate da Joseph Campbell: quella della separazione o partenza, stimolata dall’appello (definito dall’Autrice chiamata) a scoprire la propria vocazione, l’aiuto soprannaturale, il passaggio della prima soglia e nel regno della notte; quella successiva delle prove e vittorie dell’iniziazione, che comprende l’incontro con la dea o beata riconquista dell’infanzia (il «ricordare e rivivere l’Eden» di cui ella insistentemente ci parla) e l’apoteosi; quella, infine, del ritorno e reinserimento nella società. Fasi che conoscono momenti di rifiuto, di lotta con il mondo e con la stessa divinità, di forte pericolo, ma che sfociano nel grande dono finale: sì, quando l’arte, attraverso la consapevolezza dell’artista, si fa dono totale per gli altri. 
   Per dare una risposta alla sua ricerca l’Autrice compie, innanzitutto, un’ampia ricognizione dell’evoluzione del pensiero sull’anima, dal concetto indiano di atman nato quattro millenni or sono a Omero; dalla filosofia platonica e aristotelica all’orfismo; dal neoplatonismo medievale a Sant’Agostino; dal Rinascimento con Marsilio Ficino e Giordano Bruno (con l’importanza che viene ad assumere la magia) alla Controriforma con il suo eclissamento della libera ricerca sull’anima, ripresa con nuovi accenti dal Romanticismo in opposizione all’Illuminismo; per approdare alla psicologia del profondo e alla psicanalisi con la connessa moderna ripresa dell’interesse  per le antiche correnti ermetiche e simboliche.
   Il mito, il sogno e il simbolo sono visti, in questa logica, come lettura dell’anima. Di particolare interesse appaiono le osservazioni su mito, specialmente laddove l’Autrice, rifacendosi alla distinzione junghiana tra inconscio collettivo e inconscio personale, la estende con originale interpretazione al mito deducendone, a fronte dell’esistenza generalmente ammessa di un mito collettivo o universale radicato negli archetipi, quella di un mito individuale (ancora l’identificazione sua, ma anche di ogni uomo che senta l’esigenza della ricerca, con la figura campbelliana dell’eroe?), intorno al quale il soggetto «costruisce il suo fantasma personale»; il mito che, in entrambi i casi, si configura come racconto di verità. Ed è ancora il concetto di mito individuale a guidarla nel suo esame del sogno e del suo significato profetico e/o salvifico emergente dall’oniromanzia e dall’incubazione, portandola a coglierne l’analogia con lo stato di estasi e ad evidenziare, in armonia con le teorie freudiane, come il sogno sia il mito che non ha valore collettivo. Il simbolo, infine, la cui fondamentale importanza per la Triolo emergerà nell’ulteriore corso della ricerca, viene da lei indicato in via di prima approssimazione come appartenente a un linguaggio analogico che richiama un significato “altro” rispetto a quello visivo più immediato.
   Questa navigazione si svolge, come si può ben vedere, attraverso un mare magnum, nel quale la ricerca della verità per tutte le possibili vie offerte dalla sapienza antica e moderna attraverso le scienze e il pensiero filosofico ed esoterico, comporta un alto pericolo di annegamento. Ma occorre riconoscere che l’Autrice riesce a tenere la rotta, sostenuta da un saldo punto di riferimento: Dio, più volte chiamato in causa nella sua funzione salvifica. Scrive in proposito la Triolo: «La promessa che ho fatto e che non dovrò mai tradire, è quella di tenere sempre per mano Dio, mio Padre, a cui dovrò sempre rapportarmi», richiamando inoltre, più volte, l’inscindibile legame tra l’uomo e la divinità unica e vera.
   Il mito invero, questo caposaldo della ricerca che, in quanto racconto di una verità primordiale, si identifica con il sacro, chiama in causa le religioni, che con le loro rivelazioni «hanno fornito all’umanità la luce necessaria per penetrare il mistero», rivelando le realtà più profonde del mondo e dell’uomo attraverso i simboli: esse, riattualizzando attraverso le azioni sacrali del rito e dell’iniziazione il mistero ciclico e cosmogonico della morte e della rinascita, svolgono un processo di scomposizione-ricomposizione dell’anima, di cui l’Autrice coglie il parallelismo con il processo alchemico; un processo che fa sì che l’uomo ricordi la verità primordiale e la tramandi, crei, cioè, e trasmetta la tradizione.
   
   E’ a questo punto che, terminata - ma non certo esaurita - l’indagine di carattere generale sull’anima, la seconda parte dell’opera, pur senza perdere questo fondamentale riferimento, si rivolge più specificamente all’arte, campo nel quale l’Autrice ha modo di spaziare dando prova di indubbia competenza; con un taglio, peraltro, che legandosi alle premesse dianzi illustrate evidenzia le sue preferenze per gli artisti la cui opera è radicata in quella che, molto approssimativamente, potremmo definire “psicologia del profondo”. 
   Anche in questa seconda parte dell’opera, il criterio seguito è quello storico-cronologico: partendo dalle espressioni artistiche dell’uomo primitivo e rilevati in esse i contenuti magico-sacrali che si proiettano in avanti attraversando le civiltà antiche; evidenziate le radici ariane e celtiche tramandatesi fin nel Medioevo, al quale è didicato un capitolo significativamente intitolato Arte, magia, superstizione, religione, ma comunque anima, la Triolo giunge a parlare di artisti rinascimentali per lei particolarmente significativi in quanto rappresentativi di quel mondo onirico e del profondo che, attraverso l’ispirazione provenientele da essi, condivide ed esprime nella propria opera pittorica: così Bosch, Grunewald, Bruegel. Ed ancora, come espressione della ricerca del subconscio e della magia dell’ignoto, Goya, Fussli, Moreau, Piranesi e, in particolare, William Blake. Cita, in proposito, un passo di Friedrich: «Il pittore non deve ritrarre solo ciò che vede innanzi a lui ma ciò che vede in lui», citazione che, provenendo da un paesaggista visionario, mi richiama alla mente quest’altra di Giacomo Leopardi: «all’uomo sensibile e immaginoso [cioè all’artista] … il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà il suono di una campana; e nel tempo stesso con l’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono». L’artista cioè, renderà le cose trasfigurate, ma più vicine alla loro essenza reale, nella sua opera poetica come in quella pittorica, che diviene mitopoiesi in quanto le ricrea come mito. (Altrove l’Autrice afferma: «In realtà la visualizzazione di questi moti [dell’anima] non è così visionaria»).
   E ancora, l’indagine della Triolo si estende all’espressionismo, al decadentismo fino al preraffaellismo con la sua connotazione di confraternita esoterica e al simbolismo, laddove «la malinconia romantica si trasforma in angoscia e smarrimento del proprio destino; di conseguenza la ricerca di una verità assoluta … e lo scoprire l’essenza nascosta delle cose», e all’ingresso del misticismo nell’arte; per giungere alla ricerca edenica di Gaugin, alla magia di Van Gogh e al neoromanticismo, talora fiabesco, di maestri come Chagall, Dalì, Magritte, Ernst. L’arte viene a compenetrarsi con la psicanalisi e si evolve, «si rigenera ogni qual volta una terribile crisi sconvolge il quotidiano».
  
   Nella terza e ultima parte dell’opera torna di scena, quale indiscussa protagonista, l’anima. L’uomo può estraniarsi da sé e dal mondo, perdere l’anima, ma questo pericolo si supera soltanto con la ricerca della libertà attraverso «la consapevolezza del proprio essere, l’accettazione di una cosa che è così com’è … non possiamo sentire Dio come un burattinaio perché senza esso moriremmo, ma non perché siamo succubi, ma perché siamo le parti che si completano, uno non può fare a meno dell’altro» (ritorna il farsi condurre per mano da Dio). E ancora: «Parlare dei confini dell’anima ci conduce verso due vie: la via di apertura verso tutti quei mondi soprasensibili che consentono di aprirci verso altre energia: energie psichiche, spiritismo, medianità ecc; o la via della profondità dell’anima, quel mondo infinito dentro noi stessi … dobbiamo riconoscere Dio dentro di noi».
   L’Autrice instaura poi un parallelo, già in precedenza accennato a proposito delle religioni, tra il processo dinamico di trasformazione indotto da ogni iniziazione e la trasmutazione interiore, arte regale dell’alchimia, in particolare di quella parte di essa, l’alchimia mistica, tesa alla ricerca della purezza simboleggiata dalla pietra filosofale: «E così la parola artista si ripropone come significato nel trasformare e creare, come un’opera d’arte». Torna l’immagine dell’eroe nelle seguenti parole: «l’artista è un po’ come il guerriero: egli lotta contro le tenebre per far riaffiorare la luce. Sulla tela bianca e la pietra informi crea un universo di significati che si eleva a macrosimbolo. In un certo senso si assiste a una riproduzione ritualizzata della cosmogonia».
  Dopo una presentazione della Divina Commedia come viaggio iniziatico Elide Triolo conclude la sua fatica con queste belle parole, che racchiudono e sintetizzano il senso della sua ricerca:

I miti, i racconti, le leggende hanno sempre il loro fondamento
nella verità. Ma la verità viene  ascoltata  solo  da  coloro  che,           
           senza secondi fini, la cercano  veramente  per  trovare  dentro 
           sè il “tesoro nascosto”, la  pietra  filosofale  della  saggezza,  il
premio per coloro che con coraggio non si  negano  al  viaggio
della vita.


   In conclusione: un libro che merita di essere letto per la varietà e ricchezza di orizzonti che propone con un enciclopedismo che è la cifra del vero intellettuale; un libro arricchito e completato, in piena coerenza con il testo, da una vasta e ricercata iconografia comprendente, tra molte altre immagini di ogni tempo, significanti opere pittoriche della stessa autrice, e inframezzato da poesie pure di Elide Triolo, che sono squarci, illuminazioni improvvise, attraverso cui ella scruta e ci permette di scrutare il “tesoro nascosto” della sua bella anima.  

martedì 27 gennaio 2015

"Materia e Spirito" di Francesco Sarra, Roma 9 Ottobre 2010

"il suono del silenzio" dipinto di Elide Triolo

Sin dai tempi più remoti, e anche più recentemente nella prima parte dell’800 con lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, spesso viandante in Italia e in Sicilia : tra l’altro autore di un’opera letteraria “Sicilia: viaggi a Napoli e in Sicilia”(Lipsia 1861) un viaggiatore erudito che vuole ripercorrere lo stesso itinerario del grande storico tedesco, visitare la Sicilia, attraverso la Calabria e lo stretto fra Scilla e Cariddi, incontra uno dei paesaggi più aspri, brulli e scoscesi ma allo stesso tempo verdi sinuosi e rigogliosi, una delle tante contraddizioni che sono il segreto e il mistero affascinante della sua natura e delle genti che la popolano, fieri della loro antichissima discendenza, amanti in larga parte dell’Arte, della cultura classica, delle tradizioni e delle proprie origini.
Si la Sicilia non è certamente una sorpresa, tutti sanno delle sue più importanti testimonianze visibili della grande cultura  Greca –Romana, Araba –Normanna,Angioina, Aragonese e più recentemente Barocca con l’influenza spagnola.
 Un viandante, studioso, attento amante del bel vedere, non può certamente rimanere indifferente, di fronte a questa storia millenaria, non si può certo ignorare la magnificenza degli edifici di epoca greca e classica, le opere fortificate, i siti archeologici, le chiese di epoca Barocca con gli interni affrescati e arredati  dai più grandi pittori e scultori del seicento: espressione delle diverse  tendenze artistiche e culturali,  realizzate nel corso di millenni, non solo nelle città più importanti  e nei  piccoli centri rurali, ma spesso con sorpresa nei più remoti e inaccessibili fondi contadini del centro della Sicilia.  
Da questo mondo millenario pieno di storia e di tradizioni, è inevitabile che anche nel terzo millennio, chi opera come Elide Triolo, giovane artista palermitana di origine marinese,  ha tratto giovamento da queste considerazioni di carattere storico e artistico, fortificando il carattere e l’impegno nel suo lavoro, fiera della sua discendenza,e non solo, ma anche prima di lei fra i più celebrati Maestri Siciliani  come fra gli altri Pippo Rizzo,Vittorio Corona, Renato Guttuso e  Pirandello, riconosciuti e storicamente legati alle più importanti tendenze della pittura Italiana del primo “900”, hanno sempre avuto nel loro bagaglio culturale e artistico, riferimenti anche se talvolta non diretti alla propria terra di origine. 
Sfogliando il Catalogo “Il Primo Gradino” della personale di Elide Triolo a Palazzo Jung di Palermo, si ha subito la sensazione che la”lezione” ha dato i suoi frutti.
La strada che sta percorrendo con coraggio è una via irta di pericoli ed ostacoli, non certo per la sua tecnica pittorica che è sicuramente di qualità, ma la difficoltà sta nel mantenere quell’equilibrio materia – spirito, senza cadere nell’ovvio o scontato. 
Proprio per questo è interessante citare il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein in un suo passo: …….La Mitologia può tornare di nuovo nel flusso, il letto del fiume del pensiero si muove. Ma io distinguo tra il movimento delle acque sul letto del fiume e il movimento del letto del fiume in se, sebbene non vi sia una netta separazione tra i due elementi….

In conclusione penso che se Elide Triolo saprà mantenere “quell’equilibrio”, che è determinante nel suo lavoro, senza perdere quella creatività e l’entusiasmo che dimostra attraverso le sue opere, sono sicuro che potrà superare tutti i “Gradini” di questo mondo, e aspirare con soddisfazione a quella scalata  umana e artistica che è anche uno dei tanti misteri della vita.

Elide Triolo-Il primo gradino. Palazzo Jung Palermo di Francesco M. Scorsone, Palermo 22 luglio 2010

Fino al 3 settembre 2010 è possibile visitare la mostra di Elide Triolo dal titolo: “Il primo gradino”,  nella galleria di Palazzo Jung di Via Lincoln a Palermo. 
"Danza notturna", opera di Elide Triolo
Certo il titolo è eloquente e anche le opere in mostra lo sono, anche troppo per la verità. Diceva spesso il compianto Francesco Carbone a chiunque gli poneva la domanda “ma perché scrivi di tutti a prescindere dalle loro capacità artistiche?”.  La sua risposta era pressoché questa: “Chiunque si accinge a produrre qualcosa dettata dall’animo o dalla mente al di la delle capacità del sapere disegnare e/o dipingere ha qualcosa di irrazionale dentro  è compito quindi del critico d’arte saperlo individuare e delinearlo.    
Una domanda che per certi versi avrebbe dovuto metterlo in crisi. Ma di fatto non ebbe mai un tentennamento perché  la sua risposta era sempre perentoria. La difendeva senza mezzi termini. La sua esperienza lo aveva condotto a fare questa riflessione, che peraltro oggi condivido. Per Carbone riuscire a trovare motivazioni di carattere cerebrale, ancestrale, antropologici e quant’altro nei lavori dei giovani artisti era una sorta di allenamento mentale. Era certamente una persona colta e come tale non temeva le critiche. “Il primo gradino” di Elide Triolo, è accompagnato in catalogo (con mio sommo piacere) dalla presentazione di Tommaso Romano e il contributo di Franco Nocera, persone peraltro che stimo molto per la loro capacità di entrare nel merito del lavoro degli artisti un po’ alla maniera di Carbone. Scrive infatti Tommaso Romano “(…) Senza indulgenze e ammiccamenti formali, la nostra artista ci consegna così un capitolo della sua ascesa dantesca, che include il labirinto di Borges, l’alta sinfonia in molti movimenti delle stagioni dell’anima che non si ripetono mai eguali, come gnosi viva e vitale (…)”. Mentre Franco Nocera nel suo testo scrive: (…) Nelle tele c’è un atmosfera cupa, balugini di chiarori metafisici, i rossi si incupiscono fino a diventare Bruni Van Dyke. I gialli muoiono con un’afonia lenta verso la dissolvenza del suo valore cromatico. Certo è che in Elide Triolo ritroviamo un animo inquieto, non appagato (…)”. Vorrei aggiungere descrivendo le sensazioni che ho ricevuto di questa visita: il caldo di una giornata torrida, una specie di incenso che bruciava all’interno della sala espositiva tale da rendere l’aria soffocante, il panno nero dei pannelli ai quali erano appesi i quadri, due sedie e un tavolino bianchi, due reti da letto dipinte di bianco con altrettanti materassi bianchi di cui uno aveva una strana forma, del personale intento a sistemare un quadro alla parete. Tutto ciò rendeva l’ambiente talmente surreale che mi sembrò per un attimo di essere, come di fatto ero, parte del loft. Anch’io calato nelle viscere di quegli inferi descritti in qualche modo dall’artista. Visioni demoniache si mescolano ad un erotismo nero. Angeli e guerrieri stanchi, il traghettatore Caronte, il sogno, l’attesa di un evento straordinario come la maternità. Sono tutti “quadri” che in qualche modo hanno una loro “logica” onirica e certamente con tendenza all’onirismo. La mano è certa, fluida, non ha tentennamenti nelle tecniche miste e negli acquerelli. Li trovo molto interessanti, ma l’incubo dell’artista continua, anzi oserei dire in questa fase della sua creatività, si accentua. Adesso è “lei” ad essere protagonista dei suoi lavori, snella scattante, intenta com’è a volersi liberare da qualcosa che è diventata un’ossessione, mi fa ricordare Vittoria l’interprete femminile di una nota fiction. Complessa e ossessionata dalle paure fugge dall’uomo che l’ama per finire tra le braccia del suo aguzzino. Sono tante le opere che in qualche modo appartengono a questa fase della sua pittura. Ma si può dipingere con questa determinazione, con questo trasporto, mettendo a nudo le proprie ansie, i propri timori se non si ha qualcosa “dentro”? Certamente si è un atto di coraggio non comune ma a condizioni che l’artista riveda alcuni parametri del suo disegno. 

La mostra realizzata con il contributo della Provincia Regionale di Palermo è visitabile fino al 3 settembre 2010, Palazzo Jung Via Lincoln Palermo orari: lun. – ven. dalle 9.30 alle 19.00 sab. dalle 9.30 alle 13.30 chiuso i festivi.
mostra di Elide Triolo "Il primo gradino", Palazzo Jung


mostra di Elide Triolo "Il primo gradino", Palazzo Jung
mostra di Elide Triolo "Il primo gradino", Palazzo Jung

lunedì 26 gennaio 2015

Quando la pittura è un sogno “Il primo gradino” di Elide Triolo di Eleonora Di Trapani, Palermo 21 Agosto 2010


"Pensiero 2" opera di Elide Triolo 2003
Si è inaugurata il 19 Agosto, alle ore 18.30, nel suggestivo scenario di Palazzo Jung, nell’ambito della manifestazione “Provincia in Festa 2010” di Palermo, la prima mostra personale di Elide Triolo, giovane e promettente pittrice palermitana formatasi all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Il primo gradino, questo il titolo dell’esposizione, raccoglie cinquantadue opere tra acquarelli, acrilici su tela e tavola e tecnica mista su carta.
Numerose le influenze artistiche, filosofiche e letterarie che hanno orientato, e lo fanno tutt’ora, la giovane artista nel suo percorso di maturazione professionale e personale: pittrice ma anche scenografa, fotografa e scultrice, Elide Triolo ha come obiettivo la condivisione dell’arte nel significato più ampio e nobile del termine.

Dalle sue opere si evince una ricerca costante di sé, tra sogno e realtà, in particolare un’esaltazione del genere femminile e del suo completamento come donna, compagna e madre, segno distintivo di un’originale e profonda creatività.


Informazioni:
Palazzo Jung – Via Lincoln, 71
dal 19 Agosto al 03 Settembre! lunedì-venerdì 9.30-13.30 / 15.30-19.00! sabato 9.30-13.30
Ingresso gratuito 

Amare ! di Danilo Bughetti, Roma 2010



Pittura di Elide Triolo
Amare se stessi è l’inizio di tutto, e quando un artista mette a nudo il suo percorso emotivo dimostra l’importanza del cammino che ha fatto. 
Elide con forza ci dice che nulla è vincolante e rigido da impedirci di aprirci agli altri, ma nella sua arte lascia trasparire senza pudore anche tutta la sofferenza al quale il suo stato d’animo è stato sottoposto per questo...

Il primo gradino è solo una goccia dell’immensità di emozioni che saprà regalarci.
Danilo Bughetti

Nel viaggio di Massimo Cerrito, Gaeta 2010



"Riflessioni" dipinto di Elide Triolo, 2003 
Nel mio girovagare artistico ho incontrato una persona “vera”. mi ha attratto la sua ricerca e mi sono lasciato condurre in un viaggio attraverso sogni premonitori che svelano la realtà. Il suo viaggio è diventato il mio. Ho visto, su quali basi solide, lo studio… la profonda introspezione… la grande spiritualità, si fondasse la sua arte e la capacità di dipingere attraverso un universo di simboli, l’essenza, ciò che è per noi segno identificativo: l’anima.
Massimo Cerrito

Dar forma ai sogni di Vera Naselli, Palermo 2010


"Racconto di una storia" pittura di Elide Triolo, 2003
Dar forma ai sogni attraverso il passato, così come il viaggiatore riguarda le foto scattate durante il cammino. Appunti di viaggio onirico tradotti attraverso la materia in realtà pittoriche. Narrare dieci anni della propria vita artistica per cominciare la vita futura. 

Attraverso un cammino a ritroso, un percorso catartico che crea l’identità, pensato e realizzato cercando di valorizzare gli spazi mantenendo il progetto iniziale della trasposizione onirica su tela. Elide ricerca la parte magica che sta nel sogno, il sogno rivelatore che si esplica e si concretizza nella sua pittura, dove il contorno si dissolve e rientra nel cosmo, impalpabile materia “Madre” dell’Universo.

Vera Naselli

lunedì 19 gennaio 2015

La Contemplazione di un sogno in Elide Triolo di Franco Nocera, Monreale 19 Gennaio 2010

"La Potenza del cambiamento" dipinto di Elide Triolo, 2008
Con una spinta energetica tipicamente femminile Elide Triolo ci conduce verso orizzonti intimistici di grande introspezione ma soprattutto legati al sentimento che l’animo di una donna ha connaturato. Il suo mondo pittorico è animato da personaggi femminili, come un racconto autobiografico. Racconti strappati nel suo più profondo io, estrapolati e condotti verso quella superficie che è il dipinto. C’è un sapore, in queste opere, di un romanticismo quasi tedesco, che vide Stuck o Bocklin i massimi protagonisti di una stagione artistica che li poco dopo portò quelle regioni nordiche alla prima guerra mondiale. Sì, mi ricorda il suo dipingere quel romanticismo esistenziale, onirico, drammatico che porta Elide a immedesimarsi con quanto sta nascendo tra le mani e inconsciamente diventa anch’essa protagonista di queste tele.
Nelle tele c’è un atmosfera cupa, balugini di chiarori metafisici, i rossi si incupiscono fino a diventare dei Bruni Van Dike. I gialli muoiono con un’afonia lenta verso la dissoluzione del suo valore cromatico. Certo è che in Elide Triolo ritroviamo un animo inquieto, non appagato, sentore della ricerca di un cammino artistico che la può chetare. In Elide e nelle sue opere la creazione diventa epifania. Il segno non è agitato e pertanto cognitivo o intellettuale: è esso stesso forza creatrice.
Come se non fosse il braccio a muoversi sulla tela ma tutto il corpo, un fluire melanconico di natura ancestrale, femminile direi.
Queste forme, questi racconti presenti sono magici che solo l’Arte nel suo più autentico significato può incarnare.
Allora questa mostra di Elide Triolo ci conduce lentamente a pensieri iniziatici ed esoterici, le figure, la natura e gli elementi compositivi, acquistano un nuovo spessore sulle tele ne assorbono la trama e ci fanno entrare in una quarta dimensione: quella tempo interiore che evoca tanti sogni e ricordi di una pittrice solitaria e melanconica.
fluire melanconico di natura ancestrale, femminile direi.
Queste forme, questi racconti presenti sono magici che solo l’Arte nel suo più autentico significato può incarnare. Allora questa mostra di Elide Triolo ci conduce lentamente a pensieri iniziatici ed esoterici, le figure, la natura e gli elementi compositivi, acquistano un nuovo spessore sulle tele ne assorbono la trama e ci fanno entrare in una quarta dimensione: quella tempo interiore che evoca tanti sogni e ricordi di una pittrice solitaria e melanconica.

Allora si compie un viaggio visivo di andata e ritorno tra ciò che appare lontano e ciò che è immediatamente vicino.

Franco Nocera

domenica 18 gennaio 2015

I racconti di Elide Triolo di Giorgio Gristina, Palermo2010

"Abisso" pittura di Elide Triolo, 2003
I racconti di Elide, … circa cinquanta opere tra oli ed acquarelli di piccolo e grande formato eseguite negli ultimi dieci anni, proiettano e trasportano sulla tela l’universo al femminile e di artista che ha caratterizzato la vita della pittrice. Espressioni pittoriche, quasi autobiografiche, eseguite con tecniche diverse ma tutte riconducibili ad un unico stile personale, acquisito attraverso un lungo e articolato percorso artistico. 
I quadri di Elide, con le sue alchimie riesce a mantenere sempre in bilico, oltre limite della cornice, tra sogno e realtà, passato e futuro, i toni scuri della notte sembrano incontrarsi con le ombre più segrete dei personaggi, immagini oniriche recuperate con passione, simboli, icone, un linguaggio e dei soggetti tratti dal sogno… come un’archeologa che cerca sotto gli strati del passato le tracce del non conosciuto, con la ceca fiducia del proprio ruolo di artista.

Giorgio Gristina

sabato 17 gennaio 2015

Gli occhi di una giornalista parlano d’Arte di Marianna La Barbera, Palermo 2010

"La Salita della vita" dipinto di Elide Triolo 2003
Profondamente consapevole della valenza etica dell’arte e del suo ruolo salvifico, Elide Triolo è autrice di una pittura anti – retorica ed essenziale ma non per questo scevra di emozioni e sogni. 
Perfetta sintesi della donna di inizio millennio, Elide ci consegna una visione del mondo dominata sì dall’inquietudine, ma anche da un tratto volitivo marcato, che indica la costante possibilità di apertura verso un altrove ancora illeso, inesplorato, incontaminato. 
Non è, quello di Elide, un percorso elitario alla ricerca di risposte esistenziali “condivisibili” solo da addetti ai lavori e osservatori particolarmente acuti, ma un flusso generoso di immagini che toccano la sfera intima di chiunque le incroci. 
È proprio in questo aspetto che si coglie la cifra espressiva che caratterizza l’universo pittorico della giovane artista: l’inarrestabile volontà di coinvolgere lo spettatore, conducendolo attraverso un labirinto di riflessioni sulla condizione umana, la sua deriva, e i possibili approdi. 

Non si può rimanere indifferenti dinanzi alla sofferta rappresentazione che l’artista offre di se stessa: tra pensieri, gioie e dolori, giorni e notti, la salvezza si chiama forza creativa, e conduce spesso al di là di ogni aspettativa dettata dalla pura ragione.

Marianna La Barbera

venerdì 16 gennaio 2015

“Il Cantico” la pittura di Elide Triolo di Ciro Spataro, Palermo 2005

"Il Cantico" pittura di Elide Triolo, 2005

Elide Triolo esprime essenzialmente sia la passione per la vita che il valore centrale dell’incontro amoroso. E’ una lettura estetica che ci fa comprendere come mistero e candore siano i caratteri essenziali che palpitano nelle sue creature prese in chissà quale nostalgia o nella testone spasmodica dell’attrazione dell’eros. Ecco perché dallo spazio compositivo prorompe una luce non comune ed i toni cromatici esaltano una creatività che si riapre sull’eterno sogno femmineo che ricerca la completezza nella fusione della sfera amorosa. E’ una pittura quella di Elide Triolo in cui la perfetta circolarità dà il senso della libertà dell’essere sempre proteso verso quella energia che è armonia, danza, canto, gioia di vivere e quindi realizzazione piena.
                                                                                                                                               Ciro Spataro

Pubblicato nel catalogo della mostra "Il Cantico dei Cantici"

“Il Primo Gradino” la pittura di Elide Triolo di Tommaso Romano, Palermo 26 luglio 2010

Già dal titolo evocativo e simbolico, Il primo gradino, scelto per questo primo esordio artistico personale di Elide Triolo, si può appieno comprendere la capacità dell’Artista di misurarsi con dimensioni dell’essere e del divenire sicuramente impegnative e fortemente connotate spiritualmente.
Grande padronanza delle tecniche, dinamica cromatica di forte e significante impatto, racconto metafisico che sa partire dal primordiale e confrontarsi con le asperità e il sottosuolo magmatico della realtà e del sogno, senza eluderli e senza farne oleografico riferimento citazionistico.
Il Elide Triolo, vibra l’anima veritativa, si percepisce il suono e la danza non solo delle tematiche affrontate con impeto specie negli acquarelli delle danze notturne, ed anche sulle visioni, mutazioni, che presiedono al pensiero che si svolge, sul ritorno alla pittura che è visione del mondo e della vita non solo in chiave intimistica, ma piuttosto seguendo la linea entronautica di ciò che è in nuce, nel simbolo sempiterno dell’uovo primordiale in cui vi è vita e pensiero, genio e molteciplità della singolarità, giunta la lezione di Pirandello e di Jung e di quelle interiorizzate di Agostino di Ippona, magnificamente raffigurato in acquarello del  2003.
A questa sacralità la Triolo non sfugge, non solo quale richiamo profondo quanto come ricerche archetipale, sogno di una armonia da riconquistare e perseguire con e insieme alla totalità dell’arte che non ammette dilettanti della domenica, ma esseri votati – come Elide- alla  sua incessante ricerca di bellezza, che anche nell’oscuro e nel nichilismo possono rintracciarsi come indizi evocativi di pienezza.
Particolarmente suggestivi anche negli esiti cromatici e nelle ombre che evocano luce, le tele della nostra Artista.
Anche in queste prove d’autore, l’elemento umano avvolto e/o stravolto dal sogno, dal sonno o dall’incubo si esplica in consonanza ad un percorso di chiarificazione ideologica del pensiero e dell’atto artistico della Triolo.
Il corpo, innanzitutto, ricondotto a ciò che è e a ciò che contiene di sacro senza il velo incapacitante della sottovalutazione del profano.
Anime nell’angoscia delle tenebre, sulla spira del dolore e dell’abbandono, anime e corpi agli inferi con rara evidenza e capacità di sintesi sul tessuto narrante dell’opera, Eros e Thanatos, Caronte e il Getsemani, la nudità dell’anima al fuoco della controversia, per citare Mario Luzi, unitamente al il fluire del tempo e delle cose.
Temi, indicazioni di valori, riferimenti spesso romantici e punti di snodo che sono assai interessanti ed aperti alla possibilità di interloquire, di interrogarsi dallo stesso fruitore dell’opera, col mondo della nostra Elide. Che, sia detto con chiarezza, ha fatto tesoro della lezione otto-novecentesca, ma ha saputo filtrare personalmente con uno stile autenticamente riconoscibile e pregno di attitudine alla buona pittura che si svela con convincente esito di qualità e creatività.
Angeli e demoni, sogni e morte, aliti di vita e spirali di Vento che si mischiano e convergono a disegnare senza dimenticare il tempo dell’uomo e la sua salita di vita, quella della natura sull’imprescrutabile mistero del cosmo.
Nel senso più alto ed esoterico della conoscenza, la pittura di Elide è un esperienza anche per chi la osserva e sa penetrarla non solo visivamente ma come esperienza di pensiero interrogante.
Senza indulgenze e ammiccamenti formali, la nostra Artista ci consegna così un capitolo della sua ascesa dantesca, che include il labirinto di Borges, l’alta sinfonia in molti movimenti delle stagioni dell’anima, che non si ripetono mai eguali, come gnosi viva e vitale.
Nello smarrimento minimalista e debole del pensiero e della creatività artistica, le opere di Elide Triolo sono un segno di consapevolezza, un esempio di dedizione, un soffio di bellezza formale e sostanziale, un invito a riflettere con lei sui grandi interrogativi, sulle perennità oltre le contingenze, a ritrovarsi senza la massificante invadenza dell’effimero.

A sapere cioè essere, piuttosto che apparire, con stile, sotto il segno di simboli e miti senza tempo.



Tommaso Romano

giovedì 15 gennaio 2015

Tra memoria e presente un viaggio negli abissi dell’anima e dell’arte . Dipingere l’anima: abisso interiore tra mito e simbolo, un libro di Elide Triolo

La scrittrice Elide Triolo, meglio conosciuta nel campo artistico come  pittrice, esordisce nel mondo letterario con un opera originale : Dipingere l’anima: abisso interiore tra mito e simbolo, edito dalla casa editrice Thule cultura e spiritualità.

Il libro propone un mix di argomenti trattati che fanno una pietanza appetibile a tutti gli  appassionati lettori: spiritualità, esoterismo, psicologia, alchimia, letteratura, mitologia, simbolismo, sogno e la fedele amica arte, che come Virgilio, diventa la compagna d’avventura della scrittrice e del lettore. Una miscela di ingredienti che rendono il libro un saggio e un romanzo, identificabile come un pezzo d’estetica della vita. 
Un diario di appunti, studi, poesie, pitture; tra i grandi dell’arte e della letteratura, tra filosofi e mistici, un’artista diventa il Dante della sua “divina Commedia”.
Prefazione di Gianfranco Romagnoli, studioso di mitologia e presidente del CISMI (Centro internazionale di studi sul mito- delegazione siciliana) scrive: (…) un libro che merita di essere letto per la varietà e ricchezza di orizzonti che propone con un enciclopedismo che è la cifra del vero intellettuale; un libro arricchito e completato, in piena coerenza con il testo, da una vasta e ricercata iconografia comprendente, tra molte altre immagini di ogni tempo, significanti opere pittoriche della stessa autrice, e inframmezzato da poesie pure di Elide Triolo, che sono squarci, illuminazioni improvvise, attraverso cui ella scruta e ci permette di scrutare il “tesoro nascosto” della sua bella anima. (…).
Una lettura colma di mistero e riflessione, un viaggio dell’anima alla ricerca delle sue radici, del suo valore e della propria identità. 
L’anima è la protagonista di questo libro, dove librandosi nei cieli, ricerca la sua storia e la sua identità, nello scopo ultimo di migliorarsi quotidianamente per riconoscersi come parte del tutto, del divino, l’anima mundi.
Una ricerca spirituale che affronta gli alti e i bassi di quella componente umana che è l’incertezza della vita stessa e il continuo oscillare nella bilancia del bene e del male, una storia che diventa universale e ci pone dinanzi a punti di vista utilizzabili come base di riflessione, una tabella di marcia da valutare per poter trovare ognuno di noi quell’Eden perduto, come dice la Triolo, quel mondo incantevole e puro che ogni individuo possiede e che spesse volte non rammenta o non riconosce nel tran tran della vita odierna.

mercoledì 14 gennaio 2015

“Tra Gli umili” la pittura di Elide Triolo di Angela La Ciura, Palermo 2004


"Tra Gli Umili" pittura di Elide Triolo 2004; sita Uffici regionali del comune di Palermo

 Il vissuto e la memoria dell’artista Elide Triolo si intrecciano ad una immaginazione onirica e visionaria, giungendo a surrealtà- i cui riferimenti si colgono in Bosch e Dalì, quanto in Fussli e Blake- che nei ritmi compositivi più stringenti danno voce all’angoscia dell’uomo.In un percorso eterogeneo e versatile, la pittura da libero sfogo ad un animo romantico che , con tratto tortuoso e contrastata cromia rende luoghi della fantasia abitati da misteriose, inquietanti presenze.
Nell’opera in mostra “Tra gli umili” un moderno compianto, dai celebri riferimenti iconografici, la Carità, incarnata nel contemporaneo da Madre Teresa di Calcutta, e l’Innocenza presiedono alla drammatica scena in cui, ancora una volta, si affrontano la morte e la vita, il dolore e la speranza.
Angela La Ciura


Pubblicato sul catalogo della mostra "Trento Longaretti e altri Pittori; il mondo degli umili" 

martedì 13 gennaio 2015

"Diario di un atto d'amore" libro di Danilo Bughetti

libro+CD "Diario di un atto d'amore" di Danilo Bughetti 
Un progetto artistico completo dove l’autore si svela al mondo raccontando la vita di un uomo ferito, vissuto, morto e rinato, l'amore di una donna che diventa un vortice di amarezza e ingiustizia, il dolore, il perdersi e il ritrovarsi cambiati, stravolti ma con la volontà di rigenerarsi e diventare radici più forti. In questo libro non si può che notare l’amore irreversibile, umano e paterno sempre più potente verso i propri figli, quelle creature che spesso diventano pedine di un gioco disonesto legato a un comportamento malsano verso l'altro genitore.
Così un atto d’amore si svela, raccontando, e accarezzando la vita e le lacrime… 
Cos’è un uomo se non accetta e vive sulla propria pelle l’amore, un amore grande che riesce a risollevarlo nelle avversità, sino ad innalzarlo fra le note di emozioni divenute spartiti…
L’atto d’amore più bello e più puro si rivela così in piccole gocce, dolci e pure come l’incontaminazione degli occhi di un bambino, anime splendide che sanno donare incondizionatamente solo per puro amore e per il dono di esserci.
I bambini e la speranza che deve rimanere viva, questi sono i veri protagonisti di questo libro.
Questo volume diventa la speranza di un cambiamento, di un comportamento lucido e amorevole dove le asprezze di una coppia finita lasciano spazio a quella promessa di essere una guida per la propria prole, nonostante tutto quello che può succedere. 
Questo libro oltre ad essere la storia di Alessandro Guglielmi è la storia di tanti individui madri e padri che si ritrovano ad affrontare ingiustizie e soprusi non tollerabili. 
Questo libro diventa testimonianza di un approccio curativo verso un malessere umano e familiare. La scrittura, la musica e la pittura diventano trasmutazione di sentimenti e l'esempio concreto che l'arte è un dono per chi la produce e per chi la riceve.
Il libro è sviluppato in 12 capitoli, 12 fasi che portano alla scalata di una montagna ripida, dove i sentimenti maturano progressivamente verso una riconciliazione intima: la rabbia, l'ingenuità, la disperazione, il risveglio, il pregiudizio, la solitudine, la consapevolezza, l'illusione, la tenacia, la ragionevolezza, la preghiera, il perdono; fortificati questi capitoli da illustrazioni dell'artista Elide Triolo, dove il colore diventa la sostanza del pensiero dell'autore: speranza, rinascita, unione, compassione, amore. 
L'autore, Danilo Bughetti, musicista di professione, arricchisce potentemente la valenza di questo progetto artistico e letterario con il suo album musicale, dove le sinfonie e i testi accompagnano il racconto sotto forma di note.
Cristiana Arditi di Castelverde (membro del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma): "Capire l'Amore, è l'unica cosa che conta: talvolta appare fragile, talvolta insano, talvolta maledetto. Ma l'Amore per i figli rende l'uomo completo e saggio. E anche la donna".
Luca Pasquale (Vicario di Roma-Centro per la pastorale Familiare): "La sua fede e la preghiera lo guidano verso la rinascita, verso lo zenit del percorso di se stesso e dell'altro, addirittura il percorso dell'autore giunge alla gratitudine verso chi lo ha fatto soffrire, ma con la quale ha potuto procreare due nuove vite. Sono loro i principali destinatari di uno- cento- mille atti d'amore".
Dario Salvatori (Giornalista, Scrittore, Critico musicale): Le brulicanti scuole di jazz sparse in tutto il territorio hanno indubbiamente dei grandi meriti ma anche il peccato originale di preparare solo dei solisti e non musicisti di sezione. Qui invece prevale l'arte dell'ensemble, della sonorità scritta e ricercata, stilisticamente vicina a quella di ottetti e monete storici"






















all'interno dell'opera letteraria vi è annesso un cd musicale con l'album "un atto d'amore" con 7 brani musicali scritti e realizzati dal musicista Danilo Bughetti
illustrazioni di Elide Triolo