"La Potenza del cambiamento" dipinto di Elide Triolo, 2008 |
Nelle tele c’è un atmosfera cupa, balugini di chiarori metafisici, i rossi si incupiscono fino a diventare dei Bruni Van Dike. I gialli muoiono con un’afonia lenta verso la dissoluzione del suo valore cromatico. Certo è che in Elide Triolo ritroviamo un animo inquieto, non appagato, sentore della ricerca di un cammino artistico che la può chetare. In Elide e nelle sue opere la creazione diventa epifania. Il segno non è agitato e pertanto cognitivo o intellettuale: è esso stesso forza creatrice.
Come se non fosse il braccio a muoversi sulla tela ma tutto il corpo, un fluire melanconico di natura ancestrale, femminile direi.
Queste forme, questi racconti presenti sono magici che solo l’Arte nel suo più autentico significato può incarnare.
Allora questa mostra di Elide Triolo ci conduce lentamente a pensieri iniziatici ed esoterici, le figure, la natura e gli elementi compositivi, acquistano un nuovo spessore sulle tele ne assorbono la trama e ci fanno entrare in una quarta dimensione: quella tempo interiore che evoca tanti sogni e ricordi di una pittrice solitaria e melanconica.
fluire melanconico di natura ancestrale, femminile direi.
Queste forme, questi racconti presenti sono magici che solo l’Arte nel suo più autentico significato può incarnare. Allora questa mostra di Elide Triolo ci conduce lentamente a pensieri iniziatici ed esoterici, le figure, la natura e gli elementi compositivi, acquistano un nuovo spessore sulle tele ne assorbono la trama e ci fanno entrare in una quarta dimensione: quella tempo interiore che evoca tanti sogni e ricordi di una pittrice solitaria e melanconica.
Allora si compie un viaggio visivo di andata e ritorno tra ciò che appare lontano e ciò che è immediatamente vicino.
Franco Nocera
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